domenica 26 aprile 2015

«VOCAZIONI E SANTITÀ»


 Oggi si celebra la 52ma Giornata 

di preghiera 

per le vocazioni. 

Tema:

 «Vocazioni e santità: 

toccati 

dalla Bellezza»

Manifesto per la Giornata. Apostoline, Castelgandolfo.Toccati dalla Bellezza

IL tema della 52° Giornata Mondiale di le vocazioni, che oggi si celebra in tutte le comunità cristiane, è suggerito dalla enciclica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium” (nn. 167; 264): «Vocazioni e santità: toccati dalla Bellezza». L’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della CEI, lo rilancia nello slogan: «È bello con Te!». Esso esprime la forza e la bellezza della relazione con il Signore Gesù che, toccando ogni cuore umano, continua a chiamare e a spargere con abbondanza i semi della Vocazione. La via della Bellezza può essere realmente un cantiere vocazionale sempre nuovo e sempre aperto, per accogliere nuovi cercatori di bellezza e di positività. «Che cos’è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne?» (Papa Benedetto XVI). Gesù ha posto la sua tenda tra noi e ha donato se stesso, gratuitamente, per ogni esistenza umana. Nel fascino e nella bellezza di questo amore, oggi come duemila anni orsono, Gesù continua a ripetere: «Vieni e seguimi». «La vocazione è vivere con amore e offrire la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno; questo ci aiuta a diventare santi, ad essere un segno visibile dell’amore di Dio e della sua presenza accanto a ciascuno di noi» (Papa Francesco).
Mons. Domenico Dal Molin
Direttore Centro Nazionale Vocazioni

Manifesto per la Giornata. Apostoline, Castelgandolfo.

















PREGHIAMO
SIGNORE, TU CHE SEI IL BUON PASTORE DELL'UMANITA',
CERCACI E GUIDACI NEI SENTIERI DELLA PACE.
NON PERMETTERE CHE CI PERDIAMO
 SEGUENDO LE PASSIONI DELLA TERRA.
TI RENDIAMO GRAZIE, O SIGNORE, E TI CHIEDIAMO
 DI ACCOGLIERCI NELLA TUA CASA.


sabato 11 aprile 2015

"SIGNORE MIO E DIO MIO"


VANGELO (Gv 20,19-31)
Otto giorni dopo venne Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.



PREGHIAMO
O Dio, che in ogni Pasqua domenicale
ci fai vivere le meraviglie della salvezza,
fa’ che riconosciamo con la grazia dello Spirito
il Signore presente nell’assemblea dei fratelli,
per rendere testimonianza della sua risurrezione. 


DOMENICA DELLA " DIVINA MISERICORDIA"


sabato 4 aprile 2015

... VIDE E CREDETTE...



PREGHIAMO


O Padre, che in questo giorno, 
per mezzo del tuo unico Figlio, 
hai vinto la morte 
e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, 
concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, 
di essere rinnovati nel tuo Spirito, 
per rinascere nella luce del Signore risorto. 
AMEN!





venerdì 3 aprile 2015

OGGI SULLA TERRA C'E' GRANDE SILENZIO... IL SIGNORE DORME...




Da un'antica «Omelia sul Sabato santo».
(PG 43, 439. 451. 462-463)
La discesa agli inferi del Signore

    Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme:
 la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
    Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
    Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.








Maria, donna del Sabato santo (don T.Bello)
Nelle feste c'è Lui.
Nelle vigilie, al centro, c'è Lei.
Discreta come brezza d'aprile che ti porta sul limitare di casa profumi di verbene, fiorite al di là della siepe.
Ci sono, a volte, degli attimi così densi di mistero, che si ha 1'impressione di averli già sperimentati in altre stagioni della vita. E ci sono degli attimi così gonfi di presentimenti, che vengono vissuti come anticipazioni di beatitudini future.
Nel giorno del Sabato santo, di questi attimi, ce n'è più di qualcuno. E come se cadessero all'improvviso gli argini che comprimono il presente. L'anima, allora, si dilata negli spazi retro stanti delle memorie. Oppure, allungandosi in avanti, giunge a lambire le sponde dell' eterno rubandone i segreti, in rapidi acconti di felicità.
Come si spiega, infatti, se non con questo rimpatrio nel passato, il groppo di allusioni che, superata appena la "parasceve", si dipana al primo augurio di buona Pasqua, e si stempera in mille rigagnoli di ricordi, fluenti tra anse di gesti rituali?
La casa, vergine di lavacri, che profuma d'altri tempi. L'amico giunto dopo tanti anni, nei cui capelli già grigi ti attardi a scorgere reliquie d'infanzie comuni. Il dono opulento, là in cucina, tra le cui carte stagnole cerchi invano sapori di antiche sobrietà... quando era viva lei, e la madia nascondeva solo stupori di uova colorate. Il grembo vuoto della chiesa, il cui silenzio trabocca di richiami, e dove nel vespro ti decidi finalmente a entrare, come una volta, per riconciliarti con Dio e sentirti restituire a innocenze perdute.
E come si spiega se non col crollo delle dighe erette dai calendari terreni, quel sentimento pervasivo di pace che, nel Sabato santo, almeno di sfuggita, irrompe dal futuro e ti interpella con strani interrogativi a cui sentì già di poter dare risposte di gioia?
C'è un tempo in cui la gente starà sempre a scambiarsi strette di mano e sorrisi, così come fa oggi? Verranno giorni sottratti all'usura delle lacrime? Esistono spazi di gratuità, dove non smetteremo più gli abiti di festa? Ci sono davvero delle stagioni in cui la vita sarà sempre così?
Fascino struggente del Sabato santo, che ti mette nell' anima brividi di solidarietà perfino con le cose e ti fa chiedere se non abbiano anch' esse un futuro di speranza!
Che cosa faranno gli alberi stanotte, quando suoneranno a stormo le campane? Le piante del giardino spanderanno insieme, come turiboli d'argento, la gloria delle loro resine? E gli animali del bosco ululeranno i loro concerti mentre in chiesa si canta l'Exultet? Come reagirà il mare, che brontola sotto la scogliera, all'annuncio della Risurrezione? L'angelo in bianche vesti farà fremere le porte anche dei postriboli? Oltre i cancelli del cimitero, sussulteranno sotto il plenilunio le tombe dei miei morti? E le montagne, non viste da nessuno, danzeranno di gioia attorno alle convalli?
Una risposta capace di spiegare il tumulto di queste domande io ce l'avrei. Se nel Sabato santo il presente sembra oscillare su passato e futuro, è perché protagonista assoluta, sia pur silenziosa, di questa giornata è Maria.
Dopo la sepoltura di Gesù, a custodire la fede sulla terra non è rimasta che lei. Il vento del Golgota ha spento tutte le lampade, ma ha lasciato accesa la sua lucerna. Solo la sua. Per tutta la durata del sabato, quindi, Maria resta l'unico punto di luce in cui si concentrano gli incendi del passato e i roghi del futuro. Quel giorno essa va errando per le strade della terra, con la lucerna tra le mani. Quando la solleva su un versante, fa emergere dalla notte dei tempi memorie di santità; quando la solleva sull'altro, anticipa dai domicili dell' eterno riverberi di imminenti trasfigurazioni.




Santa Maria, donna del Sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, tu sei l'ultimo punto di contatto col cielo che ha preservato la terra dal tragico blackout della grazia. Guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.
Stabilizza nel nostro spirito la dolcezza fugace delle memorie, perché nei frammenti del passato possiamo ritrovare la parte migliore di noi stessi. E ridestaci nel cuore, attraverso i segnali del futuro, una intensa nostalgia di rinnovamento, che si traduca in fiducioso impegno a camminare nella storia.
Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci a capire che, in fondo, tutta la vita, sospesa com' è tra le brume del venerdì e le attese della domenica di Risurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. È il giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perché diventino tovaglie di altare.
Ripetici, insomma, che non c'è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c'è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c'è peccato che non trovi redenzione. Non c'è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell'alleluia pasquale.
Santa Maria, donna del Sabato santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all' incontro col tuo figlio Risorto. Quale tunica hai indossato sulle spalle? Quali sandali hai messo ai piedi per correre più veloce sull'erba? Come ti sei annodata sul capo i lunghi capelli di nazarena? Quali parole d'amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutto d'un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi?
Madre dolcissima, prepara anche noi all' appuntamento con Lui. Destaci l'impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti.

Perché qui le ore non passano mai.

giovedì 2 aprile 2015

"PADRE PERDONA LORO...TUTTO E' COMPIUTO"...


Il parcheggio del calvario... a due passi dalla Pasqua!
Un vibrante ed appassionato atto di fede del compianto Vescovo di Molfetta Tonino Bello. La Parrocchia di Villar perosa (TO) lo fa suo e lo offre come meditazione di sicura speranza ai partecipanti alla "Via Crucis " 2005 dalla Chiesa di S. Aniceto alla Chiesa di S. Pietro in Vincoli.
Miei cari fratelli,nel Duomo vecchio di Molfetta c ’è un grande Crocifisso di terracotta. L’ha donato, qualche anno fa uno scultore del luogo. Il Parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: "Collocazione provvisoria".


La scritta, che i n un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il Parroco di non rimuovere per nessuna ragione il Crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.
Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella del Cristo.
Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine.
Abbi fiducia, tu che bevi il calice amaro dell’abbandono.
Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un figlio focomelico.
Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona.
Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che credevi tuoi amici.
Non angosciarti, tu che per un tracollo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte.
Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.
Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto ad ingoiare bocconi di amarezza.
Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che credevi tuoi amici.
Non angosciarti, tu che per un tracollo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi.
Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.
Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra.
Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione provvisoria ".Il Calvario, dove essa è piantata non è zona residenziale.
E il terreno di questa collina dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio.
Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.
C ’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: "Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra". Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose.
Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo concesso al buio di infierire sulla terra.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota.
Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva da Dio.
Coraggio, fratello che soffri. C ’è anche per te una deposizione della croce. C ’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza.
Tra le braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra assurdo.
Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.
Un abbraccio.
Don Tonino Bello,Vescovo